Cose che gli insegnanti non dicono

Scritto il 27 maggio 2011

Non sono un’insegnante ma sono stata per molti anni alunna/studentessa. Nel corso di questi anni ho, come tutti d’altronde, diligentemente assimilato, imparato e mandato a memoria nozioni, regole e concetti, sognando e auspicando, non sempre, ma spesso, di avere insegnanti capaci di fare il loro delicato mestiere in un modo un po’ diverso.

Abbiamo avuto tutti da studenti la sensazione di essere trattati, considerati e giudicati semplicemente per la nostra opinabile capacità di dimostrare che le materie le abbiamo studiate in maniera meccanica e ripetitiva, dimostrando di imparare si, ma senza mettere molto di nostro in questo processo educativo e formativo.

La sensazione fastidiosa di dover stare lì e vederci propinare dall’alto tutta una serie di informazioni senza poter in qualche modo interagire con l’insegnante, dobbiamo averla provata tutti in qualche momento della nostra carriera scolastica.
E’ per questo che credo che Andrea Muni l’autore del saggio “Cose che gli insegnanti non dicono. Come i bambini imparano e si costruiscono la propria storia”, debba essere stato uno studente (ancor prima che un insegnante) insoddisfatto e scontento.

La molla che l’ha spinto a voler scrivere un saggio di questo tipo deve essere scattata ancor prima di diventare un insegnante di scuola primaria, un insegnante capace lui per primo di mettersi in discussione e di ricercare i limiti del proprio metodo didattico per riuscire ad avvicinarsi ai suoi alunni, proponendo loro qualcosa di nuovo e cioè la possibilità di intervenire direttamente e fattivamente nel processo di insegnamento e di apprendimento.

Per farlo sceglie di affrontare una delle materie il cui insegnamento rimane tuttora al centro di molti dibattiti e pubblicazioni sulle metodologie della didattica: la storia. Muni ci fa entrare in una classe di scuola primaria alle prese con lo studio della guerra che, nel 431 a.C., vide contrapporsi le città di Corinto e Corfù.
Nella prima parte del libro denominata “Il contesto”, l’autore spiega così i motivi per cui ha deciso di partire da un conflitto per parlare di didattica della storia:

“ho la consapevolezza di andare controcorrente quando indico nella storiografia di guerra, cioè in una delle modalità di storiografia più antiche e oggi sempre più considerate superate, uno dei luoghi più adatti da cui partire e in cui rimanere (…) l’essenziale, qui, per me, è cercare una forma di insegnamento, e quindi di dialogo, soddisfacente, tale da non cancellare né i testi, né i bambini, né l’insegnante, ma di farli entrare tutti nello stesso gioco della storia senza togliere a nessuno le proprie possibilità di azione, cosa che a che fare anche con una certa idea di libertà, di soggetto, di pensiero e di linguaggio”.

Appunto, tramite un Dialogo, che costituisce la parte centrale e preponderante del saggio, Muni ci dimostra come potrebbe essere ripensata e riproposta una lezione di storia in una scuola primaria.
Il Dialogo, come premette l’autore

“non vuole essere un dialogo esemplare. Vuole essere un dialogo realistico. Con tutti i limiti presenti nelle reali situazioni di insegnamento o apprendimento. Di qui il linguaggio colloquiale, semplice e che spesso può sembrare approssimativo. Di qui anche le numerose ripetizioni. “

Ripetizioni e ridondanze che, sottolinea Muni, nell’intenzione dell’insegnante devono aiutare i bambini a memorizzare le informazioni, ad aumentare la loro capacità di comprendere ed assimilare quante più conoscenze possibili, tenuto conto delle loro competenze e capacità.

Per questo stesso motivo nel corso del Dialogo appare chiaro come l’insegnante si trovi a dover superare, laddove possibile, o semplicemente sopportare, quando non può fare altrimenti, i limiti che emergono pian piano nel corso della lezione. Limiti che appartengono non solo agli alunni, per ben comprensibili ragioni, ma all’insegnante stesso, che sperimenta, di volta in volta, la difficoltà di far arrivare a destinazione nuove informazioni e concetti.

Ma proprio qui Muni dimostra la sua abilità: nel voler e nel saper mostrare un insegnante che sa mettersi in discussione e quindi afferma

“l’insegnante è una persona momento per momento tentata di sostituirsi a Dio, di essere sufficiente, di bastare a se stessa, di non ammettere nelle situazioni didattiche altro dal visibile, dal controllabile, dal misurabile. Tuttavia sperimenta istante per istante la propria insufficienza, i propri limiti”.

L’insegnamento, per Muni, va ben oltre la didattica nozionista e trasmissiva che appartiene a gran parte della letteratura sull’argomento. Il suo tentativo è quello di dimostrare che l’insegnante ha tanto più “successo” nel riuscire a trasmettere delle informazioni ai propri studenti, quanto più li lascia liberi di lavorare sui testi, di porsi delle domande, di arrivare a delle conclusioni in maniera autonoma e quanto più critica possibile perché compito dell’insegnante è quello di motivare il bambino “a vincere la sua pigrizia mentale e a mettersi al lavoro, in ricerca, in costruzione, in cammino, in esercizio, in attività”.

La didattica secondo Muni è  un ambito filosoficamente interessante e il suo tentativo è quello di andare oltre per passare da una didattica della certezza ad una didattica del dubbio che possa stimolare la discussione, il conflitto cognitivo, la capacità di porsi domande di cercare il senso delle cose.

Una visione sicuramente innovativa, controcorrente e coraggiosa, ben lontana da tanta didattica insegnata da decenni nelle nostre università. E’ un saggio rivolto agli insegnanti certamente, ma anche ai genitori più attenti e desiderosi di approfondire l’argomento, grazie ad un linguaggio preciso, chiaro e puntuale ma, allo stesso tempo non troppo specialistico.

PS: questo libro mi è stato spedito dall’autore con la richiesta di farne una recensione.

Incipit

Cosa accade, o può accadere, nella mente di chi impara, nell’atto di imparare, in ciascun momento dell’imparare? Che tipo di pensiero è possibile osservare o immaginare, momento per momento? In che relazione sta ciascun pensiero di chi impara con ciascun pensiero di chi insegna?

Dove trovare il libro online?

Cose che gli insegnanti non dicono. Come i bambini imparano e si costruiscono la propria storia

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