Caffé Babilonia

Scritto il 4 marzo 2011

Marsha Mehran (titolo originale: Pomegranate Soup) è una scrittrice iraniana che, con la famiglia, ha lasciato la sua terra natale durante la rivoluzione khomeinista per rifugiarsi in Argentina.

Da qui poi negli anni si è spostata nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Australia, per approdare infine in Irlanda, dove ora vive con il marito. E proprio quella che ora è la sua patria d’adozione le ha dato l’ispirazione per scrivere questo delizioso, semplice e, allo stesso tempo, divertente e commovente romanzo che si intitola Caffè Babilonia.

Il caffè in questione è proprio il locale aperto con coraggio e determinazione da Marjan Aminpour e le sue sorelle minori Bahar e Layla, in un villaggio chiamato Ballinacroagh, nella contea di Mayo, sulla sponda atlantica del Paese. Il classico villaggio irlandese, fatto di poche case allineate lungo il Main Mall, qualche pub, un paio di negozi e poco altro.

Di più, il classico villaggio irlandese da cartolina, in cui si avventurano turisti e pellegrini per onorare San Patrizio nel luogo in cui trascorse quaranta giorni e quaranta notti: la sommità del Croagh Patrick, il monte che sovrasta Ballinacroagh e che ne influenza il clima e i fenomeni naturali, che consistono per lo più di piogge ininterrotte e forti venti atlantici.

Inutile dire che prima delle tre sorelle persiane, a Ballinacroagh se ne erano visti ben pochi di stranieri (sottolineo che siamo a metà anni ’80, all’incirca) e di conseguenza la loro improvvisa apparizione scatena la curiosità dei concittadini. Alcuni di loro non esitano a dare sostegno, amicizia e sincero affetto alle tre sorelle, come Estelle Delmonico vedova di un panettiere italiano e proprietaria del locale in cui Marjan ha aperto il Caffè, o Fiona Athey, la parrucchiera, o Padre Mahoney, il loro primo vero cliente.

Altri invece fanno di tutto per screditarle e sbarazzarsene,  come la vecchia Dervla Quigley, la pettegola del paese, che dalla sua postazione strategica controlla e annota ogni singolo movimento di ogni singola persona si trovi a transitare per Main Mall, o, peggio, Thomas McGuire, il boss locale, proprietario di vari pub e altre attività commerciali, che ne hanno fatto in breve tempo l’uomo più potente della comunità, oltre che il più dispotico ed arrogante e che vuole cacciare le tre ragazze per appropriarsi del loro locale, confinante con uno dei suoi pub, per trasformarlo in niente meno che una discoteca.

Sono quindi tutti personaggi tipici e a loro modo divertenti, quelli che ruotano attorno alle tre protagoniste, che a fatica ma con perseveranza riescono a far prosperare il loro locale e a trovare finalmente una casa e un posto sicuro a Ballinacroagh, dopo essere sfuggite alla rivoluzione khomeinista e ad un destino che si prospettava doloroso e avverso per tutte loro.

A poco a poco nel corso della narrazione, emergono dal passato i ricordi delle ragazze, che sono letteralmente sfuggite ad un’esistenza che le avrebbe altrimenti condannate a diventare vittime di un regime violento e repressivo. La difficoltà di lasciarsi tutto alle spalle e guardare con fiducia al futuro è enorme e, inoltre, la delicata ma complicata storia d’amore che vede protagonisti la piccola e bella Layla (che profuma di acqua di rose e cannella) e Malachy, il figlio di Thomas McGuire (il loro più acerrimo nemico…) sarà causa di qualche guaio e molte preoccupazioni.

Marsha Mehran

L’unica vera fonte di consolazione e quiete per Marjan è proprio la sua cucina, il luogo in cui crea con abilità e sapienza piatti ricchi di profumi e sapori, piatti che che vengono da una terra lontana, dai quali traspare l’indiscusso talento della ragazza e gli insegnamenti di Baba Pirooz, il giardiniere della sua casa d’infanzia, che le ha trasmesso l’amore per le piante aromatiche e le spezie, quelle che arricchiscono e impreziosiscono i suoi piatti rendendoli inconfondibili ed appetitosi.

Ogni capitolo del romanzo viene introdotto da una ricetta persiana che poi Marjan prepara nel corso delle pagine successive e personalmente trovo che questo espediente escogitato dalla scrittrice abbia dei risvolti interessanti.

La differenza abissale tra la saporita ed esotica cucina persiana e quella irlandese (non pessima, ma di certo meno variegata, diciamo), emerge prepotente nelle ricette dei Dolmeh, dell’Abgusht o della zuppa di lenticchie rosse, in cui la fanno da padrone la curcuma, lo zafferano, il cardamomo, il cumino, ma è proprio grazie al cibo che le sorelle riescono ad integrarsi e a farsi accettare, se pur con fatica, perché a certi aromi e profumi è difficile resistere e gli abitanti di Ballinacroagh non possono che restarne affascinati e soggiogati, oserei dire. Inoltre, quello della Mehran, sembra un chiaro invito ai lettori più capaci ed intraprendenti a cimentarsi con la creazione di questi piatti nelle proprie cucine. Quindi per concludere, buona lettura e, perché no… buon appetito!

Incipit

Sorgeva il sole su Clew Bay e sul piccolo villaggio irlandese di Ballinacroagh. Se Thomas McGuire si fosse fermato ad ammirare quella fanfare di raggi color zafferano, forse si sarebbe perso l’inizio della fine del suo dominio sul sonnacchioso villaggio di mare. Ma, come spesso accade a uomini con il suo caratteraccio, Thomas non aveva tempo per i sogni a occhi aperti. Quella mattina il cocciuto uomo d’affari era saltato giù dal letto alle cinque e mezza, più determinato che mai a dedicarsi al suo impero in espansione: tre pub, due negozi di alcolici e una locanda in Main Mall.

Dove trovare il libro online?

Caffé Babilonia

Pomegranate Soup (Caffé Babilonia, in lingua inglese)


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caffè babilonia.

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