La casa di ghiaccio. Venti piccole storie russe.

Scritto il 15 ottobre 2010

Serena Vitale è una delle migliori slaviste italiane, professore ordinario di letteratura russa alla Cattolica di Milano, traduttrice, scrittrice, autrice di un libro bellissimo, che si intitola La casa di ghiaccio. Venti piccole storie russe (Mondadori, 2000).

Allora, chiariamo subito che non occorre aver letto I fratelli Karamazov o Guerra e Pace per decidere di leggere un libro come questo.

Non serve nemmeno essere specializzati in slavistica, perché le venti storie, per niente “piccole” a dire la verità, che la Vitale ci narra sono così appassionanti da sembrare quasi delle favole, assurde, impossibili a tratti orride a dire il vero, ma pur sempre favole, se non fosse che la scrittrice non ha inventato nemmeno il più piccolo particolare di esse.

Sono tutte rigorosamente vere, trovate in numerosi archivi, frutto di epistolari, biografie, raccolte di memorie.

Sono tutti personaggi storici dunque, realmente esistiti tra il Diciottesimo e il Diciannovesimo secolo, ma appartenenti a quella categoria di personaggi cosiddetti “minori”, nel senso che non li troviamo nei libri di storia o nelle antologie di letteratura ma fanno da sfondo in un certo senso a chi la storia nel bene e nel male l’ha fatta davvero; sono per la maggior parte nobili, imparentati con zar e zarine, proprietari terrieri, nullafacenti dediti al gioco d’azzardo, bari e imbroglioni, sperperatori di fortune immense ma anche briganti, delatori, promesse spose cadute in disgrazia, guaritori e poetastri-grafomani.

Sono tutti invariabilmente folli, bizzarri, a volte perversi; hanno vissuto avventure fuori dal comune, hanno commessi atti ignobili, efferatezze di ogni genere.

Come la “Saltyčicha”, la famigerata, ricca (anzi, arricchita) possidente Saltykova che fece uccidere ed uccise almeno un centinaio tra servi e serve, picchiati, torturati ed infine barbaramente uccisi per non aver lavato bene il pavimento, per averle mancato di rispetto, per pura e semplice cattiveria… Quando due suoi schiavi (“anime”, come venivano definiti nella Russia dell’epoca) riuscirono a scappare e a denunciarla presso la stessa Caterina II, la Saltykova venne arrestata, condannata alla gogna, reclusa. Visse nell’oscurità fino alla fine dei suoi giorni.

La casa di ghiaccio del titolo, fu fatta costruire dall’imperatrice Anna Ivanovna, affinché ospitasse per la loro prima notte di nozze il buffone di corte, il principe Golycin e la mostruosa Buženinova, la favorita calmucca della zarina.

Per loro fece organizzare una sontuosa quanto improbabile cerimonia di nozze e per loro fece costruire una piccola dimora di ghiaccio, con un letto matrimoniale di ghiaccio, un caminetto di ghiaccio con ciocchi di ghiaccio spalmati di petrolio, con specchi, candelieri, pettini, piatti, posate, bicchieri, mobili, tutti rigorosamente di ghiaccio.

I due sposi, costretti ad unirsi unicamente per soddisfare un capriccio dell’imperatrice, trascorsero lì la notte, guardati a vista affinché non fuggissero e poterono uscirne solo al mattino, semi-assiderati, dopo avere sorprendentemente concepito il loro primo figlio.

Sono, questi, solo alcuni dei personaggi che popolano le pagine di questa sorprendente raccolta di storie, che ci danno un quadro vivido ed efficace di quella che fu la grande Russia del passato, prima della Rivoluzione, quando le contraddizioni sociali erano profonde, incolmabili, quando chi era ricco lo era in modo esagerato, e chi era povero lo era al punto da non possedere nulla, nemmeno la propria anima, perché di quella poteva disporre solo il suo padrone.

In quella Russia non esistevano mezze misure, e il disfacimento morale che ne derivò fu in qualche modo causa della sua stessa caduta, preludio di una svolta epocale che culminò nella Rivoluzione d’Ottobre. Quella Russia fu la madre di personalità distorte, disturbate, insolite e spesso straordinarie che diedero vita ad un vero e proprio “teatro” da cui attinsero sicuramente anche i grandi scrittori dell’epoca, quelli che hanno scritto meravigliosi romanzi e racconti i cui protagonisti non possono non ricordarci quelli de La casa di ghiaccio, dimostrando ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che molto, molto spesso la realtà supera la fantasia.

E questo lo sapevano già i grandissimi Gogol’, Tolstoj, Dostoevskij.
Serena Vitale è bravissima perché scrive con scrupolo e precisione, le sue descrizioni sono asciutte e puntuali e il risultato è un libro che si legge tutto d’un fiato, che non annoia mai e riesce a sorprendere pagina dopo pagina.

Incipit

Seicentoventi cani e due dozzine di cammelli seguivano Pietro II quando, l’8 settembre 1729, lasciò Mosca per l’ennesima battuta di caccia – una volta ancora a Gorenki, dove una volta ancora lo avrebbe ospitato Aleksej Grigor’evi_ Dolgorukov, padre del favorito Ivan. Il principe Aleksej si adoperò in ogni modo per allietare e svagare il sovrano che proprio nelle sue terre festeggiò il quattordicesimo compleanno; appena se ne presentasse l’occasione, lo lasciava solo con Ekaterina, la maggiore e la più bella delle sue tre figlie.

Diciotto anni, aspetto soave, indole fiera e volitiva, Ekaterina Alekseevna aveva da tempo un’amorosa intesa con il conte di Millesimo, segretario della missione austriaca a Pietroburgo; l’ambizione cancellò ogni altro sentimento, la lusinga della corona le rubò il pudore: divenne l’amante dello zar.

Dove trovare il libro online?

La casa di ghiaccio. Venti piccole storie russe

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