Noi

Scritto il 7 ottobre 2011

Noi, di Evgenij ZamjatinQuando si parla di romanzi distopici (o anti-utopici) alla maggior parte dei lettori vengono alla mente capolavori universalmente conosciuti e celebrati, come Il Mondo Nuovo, 1984 o Farenheit 451, solo per citare i più famosi, mentre credo che pochi conoscano e abbiano letto un romanzo antecedente i tre sopra citati, e che ha, purtroppo, goduto di minor fortuna e riconoscimenti.

Sto parlando di Noi dello scrittore russo Evgenij Zamjatin, che lo scrisse nel 1920, quando la rivoluzione sovietica e la creazione del nuovo regime avevano appena mosso i primi passi, e gli intellettuali discutevano appassionatamente e vigorosamente su quale dovesse essere la direzione che avrebbe dovuto prendere il nuovo stato e su quali dovessero essere i presupposti necessari alla formazione (sociale, politica, culturale) del popolo sovietico.

Ripeto, il romanzo vide la luce tra il 1920 e il 1921: Stalin sarebbe diventato il capo dell’Unione Sovietica venti anni dopo. Nel ’20 Lenin era al potere e non c’erano ancora segnali che potessero far intuire di come sarebbe, in seguito, mutato il regime sovietico. Quindi quello che stupisce di questo romanzo è la lungimiranza del suo autore.

Se si ignorasse la data della sua pubblicazione, si potrebbe facilmente collocarlo almeno vent’anni in avanti, coevo del ben più famoso “1984” orwelliano, ad esempio. Ma mentre Orwell nel suo romanzo non fece altro che attingere dalla realtà per creare un ritratto esasperato ma in fondo plausibile di un sistema allucinante, assurdo e indiscutibilmente tragico, Zamjatin non poté fare altrettanto e stupisce perciò la sua incredibile capacità di “vedere” con tanta lucidità e precisione un futuro che all’epoca pochi avrebbero anche solo osato immaginare.

La trama: siamo nello Stato Unico, in un futuro indeterminato, probabilmente negli anni 3000. Lo Stato Unico è governato dal Benefattore, la guida suprema che viene “liberamente” eletta anno dopo anno (ben 39) dai cittadini durante la Giornata dell’Unanimità. I cittadini, sotto la costante sorveglianza dei Guardiani (che spiano e allo stesso tempo incoraggiano la delazione), vivono sotto un’enorme cupola di vetro, occupano edifici di vetro, in cui l’intimità e lo spazio personale non vengono contemplati se non per poche ore al giorno durante le quali tutti indistintamente devono fare le stesse cose, compresa la comune passeggiata pomeridiana.

We edizione USA del 1987

“We”, edizione USA del 1987

Gli unici momenti in cui godono di intimità è quello durante il quale sono autorizzati ad incontrarsi e a consumare rapporti sessuali con altri cittadini; per poter far ciò devono munirsi di speciali biglietti rosa in cui viene riportato il nome o meglio il numero del cittadino prescelto, perché almeno sulla scelta della persona con cui accoppiarsi esiste un margine di libertà.

I cittadini, che indossano le stesse identiche “unif” grigio-azzurre, non hanno nomi, vengono identificati con una lettera, consonante per i maschi, vocale per le femmine, seguita da delle cifre. Sono quindi essenzialmente numeri, prima che persone, perché lo Stato Unico è interamente basato sulla matematica e sui suoi principi che lo regolano e lo governano, tanto che i matematici appartengono al rango più alto e degno di considerazione. A questa classe, quella dei matematici appunto, appartiene D-503, il costruttore dell’Integrale, una innovativa e potente macchina spaziale che avrà il compito di portare negli altri pianeti il verbo assoluto e perfetto dello Stato Unico.

Ecco come il Giornale Statale (l’unico organo di informazione presente nello stato) presenta ai suoi cittadini la creazione della macchina:

“Tra 120 giorni sarà portata a termine la costruzione dell’Integrale. E’ vicino il grande momento storico, in cui il primo Integrale si lancerà nello spazio dei mondi. Mille anni fa i vostri eroici antenati piegarono al potere dello Stato Unico tutta la sfera terrestre. Un’impresa ancor più gloriosa vi attende: integrare la sconfinata equazione dell’universo per mezzo dell’Integrale elettrico di vetro, dal respiro di fuoco.

Toccherà a voi piegare al benefico giogo della ragione gli esseri ignoti che abitano sugli altri pianeti, forse ancora nel selvaggio stato di completa libertà. Se essi non comprenderanno che noi portiamo loro la felicità matematicamente esatta, è nostro dovere costringerli ad essere felici”.

D-503 decide di raccontare in una serie di note i giorni che precedono il varo della sua opera di vetro, non da scrittore, né da poeta ma da scienziato che riporta sulla carta con precisione matematica e scientifica ciò che vede e che pensa, o meglio che loro pensano, e cioè la collettività, l’insieme dei numeri, che privati della libertà di decidere della loro stessa vita, procedono come un unico corpo ed un’unica mente verso la costruzione del mondo perfetto.

Nel susseguirsi dei giorni, a poco a poco si verifica in D-530 una lenta ma graduale e devastante trasformazione: incontra una strana donna di nome I-330 e se ne innamora, senza averne piena consapevolezza, dato che l’amore non è contemplato nell’organizzazione dello Stato Unico. I-330 fa parte di un gruppo di numeri che sta organizzando un complotto per impadronirsi dell’Integrale e per ribellarsi al Benefattore. Inoltre la donna conduce D-503 al di là del muro di vetro, dove regna la natura selvaggia del mondo antico e dove è proibito avventurarsi.

Tutta questa serie di avvenimenti nuovi ed inaspettati sconvolgono l’uomo e la sua vita fino ad allora ordinata e regolare. Aumenta a poco a poco in lui la consapevolezza di avere un’anima e di essere quindi malato, perché tale viene ritenuta nello Stato Unico la condizione di chi prova sentimenti individuali e personali.

Мы edizione francese in lingua russa del 1994

“Мы”, edizione francese in lingua russa del 1994

Gli avvenimenti prendono poi una brusca accelerazione quando nella Giornata dell’Unanimità i ribelli si rifiutano di eleggere per l’ennesima volta il Benefattore e D-503 deve fuggire con la donna e gli altri, trovando rifugio nel mondo incontaminato e selvaggio (dominato dalla Casa Antica) che si trova oltre il muro di cristallo dello Stato Unico: qui vivono uomini e donne pelosi e primitivi, non intaccati dal progresso tecnologico e scientifico.

Nel frattempo il Benefattore, per tentare di arginare questa ondata di proteste, questa vera e propria rivoluzione, ordina che tutti i numeri si sottopongano ad una nuova Operazione:

“…voi siete malati. Il nome di questa malattia è Fantasia.
Ed è un verme che scava rughe nere sulla fronte. (…) E’ l’ultima barricata sulla via della felicità.
Ma rallegratevi: è già stata fatta saltare in aria.
Via libera.
L’ultima scoperta della Scienza Statale è che il centro della fantasia è un misero nodo cerebrale nel campo del ponte di Varoliev. Con una triplice applicazione di raggi X a questo nodo voi sarete liberati dalla fantasia.
Per sempre”.

Chi rifiuta di sottoporsi all’Operazione viene mandato alla Macchina del Benefattore, una sorta di patibolo moderno e tecnologico. D-503, distrutto psicologicamente e minato anche nel fisico dalla sua nuova condizione di numero umanizzato, vede nell’Operazione una via d’uscita alla sua sofferenza, ma i suoi sentimenti verso I-330 rendono molto difficile scegliere la via migliore verso la felicità.

Non credo di dover svelare il finale del romanzo, perché ha un’importanza fondamentale ed è rivelatore di quanto Zamjatin avesse incredibilmente intuito con largo anticipo come la Rivoluzione in Russia fosse destinata a prendere la strada del conservatorismo e della standardizzazione, che il suo romanzo critica con vigore.

Inutile dire che il romanzo fu proibito in Unione Sovietica, Zamjatin fu accusato di essere “antirivoluzionario“, sottoposto ad una vera e propria persecuzione e costretto al silenzio e all’esilio a Parigi dove morì nel 1937. Noi è stato pubblicato per la prima volta in Russia nel 1988 ma Zamjatin (da quel che mi risulta) non è ancora stato riabilitato.

E non poteva essere diversamente per uno scrittore che criticava il concetto di taylorismo, sosteneva l’idea della “rivoluzione infinita” e rifiutava la standardizzazione, a favore dell’individualismo intellettuale. Le sue idee erano ritenute pericolose e, come in molti altri casi, di Noi si perse facilmente traccia negli anni a venire.

Trovo interessante quanto scrive Gleb Struve nella sua Storia della letteratura sovietica:

L’influenza di Noi su 1984 di George Orwell è fuori discussione. Lo scrittore inglese aveva sentito parlare di Zamjatin da me e conosceva il mio libro sulla letteratura russo-sovietica, uscito nel 1944; aveva inoltre letto la versione francese di Noi che gli avevo prestato (…). Meno brillante e meno scientificamente elaborato del Mondo Nuovo, il romanzo di Zamjatin è più efficace come profezia del futuro. La sua stessa stringatezza non fa che sottolinearne la tragica serietà”.

Concordo sul fatto che Noi sia decisamente meno accattivante di altri romanzi distopici, a partire proprio dal capolavoro di Huxley (che riprende ed amplifica molti, molti particolari creati da Zamjatin), ma trovo davvero interessante questo romanzo e lo consiglio a chiunque sia interessato a questo genere letterario.

Fino a poco tempo fa era praticamente introvabile nella versione italiana (la prima volta lo lessi in un’edizione degli anni ’20, praticamente un pezzo da museo), ma nel 2007 è stato pubblicato da Lupetti Editore che l’ha sapientemente inserito in una collana denominata “I rimossi” (ed il perché è facilmente comprensibile).

Dove trovare il libro online?

Noi, di Evgenij Zamjatin

Incipit

NOTA PRIMA
Sommario: Un avviso. La linea più saggia. Un poema.

Trascrivo semplicemente – parola per parola – quel che è stato pubblicato oggi nel Giornale Statale:
“Di qui a 120 giorni verrà ultimata la costruzione dell’Integrale. Si approssima il grande, storico momento in cui il primo Integrale si librerà nello spazio dell’universo. Mille anni fa i vostri eroici avi assoggettarono al potere dello Stato Unico l’intero globo terrestre. Vi apprestate a un’impresa ancor più gloriosa: grazie all’Integrale di vetro, elettrico e incendiario, integrerete l’infinita equazione dell’universo. Vi apprestate ad assoggettare al nobile giogo della ragione esseri ignoti che dimorano su altri pianeti e, forse, ancora si trovano allo stato brado di libertà. Se costoro non comprenderanno che rechiamo loro la felicità matematicamente infallibile, nostro dovere è: costringerli a essere felici. Ma, prima delle armi, sperimenteremo la parola.”

A nome del Benefattore, viene annunciato a tutte le unità dello Stato Unico:

Chiunque se ne senta in grado, è tenuto a redigere trattati, poemi, arie, manifesti, odi o altre opere sulla bellezza e la maestosità dello Stato Unico.
Questo sarà il primo carico portato dall’Integrale.
Evviva lo Stato Unico, evviva le unità, evviva il Benefattore!

 


Altri sono arrivati cercando...

noi libro russo, noi zamjatin riassunto, noi zamjatin.

Tags: , ,

3 commenti per “Noi”

  1. Evgenij Zamjatin, Noi (Russia) | Sonnenbarke

    […] pagina Wikipedia dedicata al romanzo. * Alcune belle recensioni: 1 (che però svela il finale), 2, 3. * Zamjatin su […]

  2. George Orwell recensisce “NOI”, il romanzo distopico russo che Noam Chomsky ritiene più lungimirante de “Il mondo nuovo” e di “1984”:
    http://www.openculture.com/2017/06/george-orwell-reviews-we.html
    …oppure…
    http://archive.is/9b1DD

Scrivi un commento